La Nicchia della Poesia (letta, piaciuta, condivisa!!)

Lascio a te queste impronte sulla terra
tenere dolci, che si possa dire:
qui è passata una gemma o una temoesta,
una donna che avida di dire
disse cose notturne e delicate,
una donna che non fu mau amata.
Qui passò forse una furiosa bestia
avida sete che dette tempesta
alla terra, a ogni clima, al firmamento,
ma qui passò soltanto il mio tormento
(Alda Merini)

giovedì 28 agosto 2008

La solitudine dei numeri primi

La solitudine dei numeri primi. Se il buongiorno si vede dal mattino, come dice la saggezza popolare, la bellezza di questo libro si poteva intuirla dal titolo: geniale.
Una delle cose che piu’ mi affascina dei libri e’ il percorso che fanno per giungere fino a me. In questo caso, oltre al tam tam solito, alle prime pagine dei giornali, la cosa che mi ha colpito immediatamente e’ stato il titolo e la copertina. Poi mi e’ capitato di vedere un’intervista ad un grafico della Mondadori che spiegava come scelgono le copertine, il fatto che non leggono il libro ma ne sanno quanto basta etc
Poi c’e’ stato Massenzio, la serata degli esordienti, e Paolo Giordano che leggeva un testo inedito che mi e’ piaciuto moltissimo. Il grande Fabrizio Gifuni ha letto alcune pagine del romanzo, e non ha fatto che esaltare la scrittura dell’autore.
Un fast-book lo definirei, visto che ho cominiciato a leggerlo domenica notte e martedi’a pranzo era gia’ finito (nel frattempo ho lavorato, ndr!), e come me e’ successo ad amici e parenti che lo hanno letto.
Un libro e una scrittura senza effetti speciali, che ti trascina proprio per la sua semplicita’, linearita’, scorrevolezza, e che comunque va a fondo negli animi, anzi,e’ soprattutto il racconto dei pensieri dietro le azioni o non azioni, ed anche il racconto della diversita’, del mondo parallelo che ognuno di noi puo’ fare della propria vita.
Buona lettura!! Elenachelegge

martedì 26 agosto 2008

Tokyo Blues Norwegian Wood

Era da tempo che mi arrivavano segnali su Haruki Murakami, l'autore di questo libro, e quando me lo sono trovato davanti come scelta mi sono dovuta arrendere a leggerlo…Il libro mi e' piaciuto molto, la definieri una scrittura piana, liscia e preziosa come la seta, ma intrisa di nostalgia, malinconia, tristezza, come puo' esserlo la vita in tanti momenti.
La musica,con le numerose canzoni che vengono citate, a fare quasi da colonna sonora alle storie, piuttosto tragiche, dei protagonisti, gia' immersi e chiamati a confrontarsi con il dolore, quello con la maiuscola, nonostante la loro giovane eta'.
Vi riporto un brano, che puo' rendere l'atmosfera del libro, e che parla piu' di tanti miei commenti:
-"La morte non e' qualcosa di opposto ma di intrinseco alla vita".
Che questo fosse vero era furoi di dubbio. Nel momento stesso in cui viviamo, cresciamo in noi la morte.
Ma questa era solo una parte della verita' che dobbiamo imparare. Era stata la morte di Naoko a insegnarmela.Per quanto uno possa raggiungere la verita', niente puo' lenire la sofferenza di perdere una persona amata.
Non c'e' verita', sincerita', forza, dolcezza che ci possa guarire da una sofferenza del genere. L'unica cosa che possiamo fare e' superare la sofferenza attraverso la sofferenza, possibilmente cercando di trarne qualche insegnamento, pur sapendo che questo insegnamento non ci sara' di nessun aiuto la prossima volta che la sofferenza ci colpira' all'improvviso.-
Ma non vi lasciate spaventare, il libro lascia un filo di speranza, quel fil di fumo che Madama Butterfly sperava di vedere all'orizzonte, l'amore. Elenablues

sabato 23 agosto 2008

Il Dottor Zivago

Mi ha fatto compagnia a lungo, fino al giorno di Ferragosto, vista la sua mole di 554 pagine, escluse le poesie finali, ma, come sempre succede con i romanzi russi, non mi ha deluso e ho deciso di lasciare il commento del libro alle parole stesse del libro, che ho spesso sottolineato con piacere. L'unica notazione da fare e' che il libro tratta si dell'amore tra Zivago e Lara, ma forse tratti in iganno dal film e dagli intensi occhi di un giovane Omar Sharif, si e' convinti che sia il tema principale del libro. E' invece in grande romanzo storico sulla rivoluzione russa e le sue conseguenze, sulla Russia in genere, sulla sua cultura, un momento storico crcuciale, sull'evoluzione delle societa', delle famiglie, degli individui.
"Una sera autunnale nel cortile. L'aria e' un contrappunto di suoni. Le voci dei bambini che giocano sono sparpagliate in luoghi a diversa distanza, come a indicare che tutto lo spazio e' intriso di vita.Quello spazio e' la Russia, la sua incomparabile, celebre madre, il cui nome e' risuonato oltre i mari, martire, testarda, stravagante, folle, adorata, dalle uscite sempre grandiose e fatali e sempre imprevedibili. Com'e' dolce essere al mondo e amare la vita!Si vorrebbe dire grazie alla vita per quello che e', dirglielo direttamente!
Ecco, questo e' Lara. Con queste cose non e' possibile comunicare, ma lei e' il loro simbolo, la loro epsressione, il dono dell'udito e della parola dato agli elementi muti dell'esistenza.
...Oh, che amore era stato il loro, libero straordinario, a nulla somigliante!Pensavano, come amtri cantano:Non si erano amati perche' era inevitabile, non erano stati "bruciati dalla passione", come si suol dire.Si erano amati perche' cosi' voleva quanto li circondava:la terra sotto di loro, il cielo sopra le loro teste, le nuvole e gli alberi.Il loro amore piaceva a ogni cosa intorno, forse anche piu' che a loro stessi:agli sconosciuti per strada, agli spazi che si aprivano dinanzi a loro nelle passeggiate, alle stanze in cui si incontravano e vivevano.
Questo, questo era stato cio' che li aveva avvicinati e uniti! Mai, mai nemmeno nei momenti di piu' sovrana, immemore felicita' li aveva abbandonati quanto vi e' di piu' alto e di appassionante: il godimento dinanzi all'armonia dell'universo, il senso del rapporto tra loro e tutto il suo quadro, la sensazione di appartenenza alla bellezza dell'intero spettacolo, a tutto il cosmo.
Vivevano di questa comunione. E percio' l'esaltazione dell'uomo sulla natura, il culto idolatra dell'uomo e tutte le smancerie di moda nei suo confronti non li avevano mai attratti. I principi di un falso vivere sociale, trasformato in politica, erano apparsi a loro una ben misera cosa, roba fatta in famiglia, ed erano per loro incomprensibili."
Buon Zivago a tutti! Elena

lunedì 11 agosto 2008

Tracce di storia

“Quattro anni fa, per amicizia, ero presente alla Giornata di studio sulla storia di Fardella, e per lo stesso motivo sono qui oggi alla presentazione del libro che raccoglie gli atti di quella giornata. Ma l’amicizia con Antonio che inizialmente mi ha portato qui a Fradella ( e sono ormai passati otto anni dalla prima volta!), si e’ poi trasformata in un’amicizia nei confronti della sua famiglia e della popolazione tutta di Fardella, che mi ha sempre accolto com grande gioia ed opsitalita’, tanto da farmi sentire membro effettivo della comunita’.

Quattro anni fa ho partecipato con gioia ed interesse alla Giornata di studio perche’ sono convinta che la vita di un paese e della comunita’ che lo abita debba essere arricchita da fermenti che solo la cultura, attraverso la storia, la memoria, l’arte in generale nella sue piu’ svariate forme, riesce a creare e diffondere. Mi ha colpito allora la numerosa presenza di pubblico, anche da parte di persone molto anziane, e mi auguro che simili eventi, frutto dell’operosita’ dell’associazione La Scaletta e dei suoi aderenti, possano ripetersi, nonostante le difficolta’ e i momenti di scoraggiamento che tutte le persone operose incontrano sul loro cammino, come avviene in qualunque piccola comunita’.

Oggi dunque raccogliamo i frutti di quanto seminato quattro anni fa, con la presentazione di questo libro. Partendo dala veste grafica, mi e’ molto piaciuta la scelta delle dimensioni del testo, ed anche la sua impostazione a monografie. Di solito i testi che raccolgono atti di convegni o giornate di studio hanno un formato di dimensioni esagerate, che sembra voler dare al primo impatto la sensazione della noia o dell’impresa titanica, poi copertine di colore grigio o marroncino che sembrano scoraggiare anche chi ha superato l’ostacolo dimensioni. La scelta poi delle monografie consente un uso del testo come libro da consultazione, per ricerche che possono essere prettamente legate ad un solo argomento, anche perche’ in molti casi, come viene detto dai relatori stessi, ci sono spunti, temi, documenti di cui ancora non e’ stato fatto uno studio approfondito, e di cui il libro in questione puo’ rappresentare il punto di partenza. Non solo di ricerche, ovviamente, ma perche’ no, di un romanzo. Cito, per esempio, la monografia sul fenomeno sociale degli esposti, materiale che potrebbe diventare un novello libro Cuore nelle mani di un contemporaneo De Amicis!

Credo che una delle cose piu’ evidenti, come anche detto dal lettore piemontese, di cui avete ascoltato la lettera, sia l’amore per questa terra, per questo paese, e appunto questo amore passa attraverso le pagine, le storie, le parole, le fotografie, le incisioni presenti a Fardella e di cui e’ riportato il testo nelle pagine conclusive del libro. Soprattutto ho creduto di cogliere, e mi correggerete se non e’ cosi’, la volonta’ da parte degli autori e dei redattori, che questo libro non rimanga un bel tomo da lsciare impolverato nella biblioteca comunale, o su una mensola della libreria di casa, ma diventi strumento di conoscenza del proprio passato, libro di consultazione per i piu’ giovani, di memoria e nostalgia per i piuu’ anziani e non solo.
Se la scienza e la teconologia, di cui pure ci serviamo ogni giorno, non sono comunque un nostro reale possesso cognitivo (quanti di voi, pur usando un computer o il telefonino ogni giorno, sarebbero in gradi di costruire, su un’isola deserta, la piu’ semplice ed elementare delle lampadine?), la storia e’ invece qualcosa di cui possiamo realmente impossessarci, farne la base su cui vivere il presente e costruire e migliorare il futuro. Pensando a questo libro, a Fardella, a questo intervento che gentilmente l’associazione La Scaletta mi ha invitato a fare, mi e’ venuta in mente un’immagine che secondo me rende bene l’idea di una comunita’ in crescita. Fardella e’ una comunita’ di uomini e dinne, e perche’ allora non paragonare la sua storia a quella dell’uomo e delle fasi della sua vita? Diciamo che nei suo 300 anni di storia Fardella ha vissuto la sua infanzia, e dunque un periodo in cui si cresce, si imparano delle cose, si sbagliano anche, ma fondamentalmente di e’ concentrati su se’ stessi, sula conoscenza di se’. Bene, per gli uomini, poi si arriva alla turbolenta adolescenza, che e’ pero’ anche il periodo dei grandi fermenti e dell’apertura verso il pianeta degli altri, il momento in cui ci si proietta all’esterno. Dunque, vista la conoscenza di se’ che Fardella ha realizzato e sta realizzando anche attraverso il testo presentato oggi, e’n arrivato il momento ddell’apertura gli altri, del farsi conoscere e apprezzare anche al di la’ dei confini della regione cui appartiene. Ovviamente parlo anche in senso di sviluppo turistico, certamente non di un turismo di massa, che a volte e’ piu’ dannoso che altro, ma di un turismo di nicchia, per usare una parola a me cara, che pero’ porti alla continua valorizzazione del territorio e delle sue bellezze naturalistiche e storico-artistiche. Mi pare che l’impegno della popolazione, almeno di alcuni volenterosi, ci sia, e questo libro ne e’ testimonianza concreta. Per la pubblicita’ all’esterno, e qui vi parlo per esperienza personale, essendo da 10 anni nel settore del turismo, non occorre molto di piu’ del passaparola di persone conquistate dal prodotto. Vi giuro che i miei clienti giapponesi vanno a vedere montagne solo perche’ riprodotte sulle loro carte telefoniche, o chiedono di un campo di girasoli sull’autostrada tra Roma e Firenze solamente perche’ hanno visto una foto di tale campo. In altri casi ho organizzato tour di giapponesi che coglievano rosmarino in un agriturismo in Toscana e poi guardavano la cuoca mentre lo usava in cucina…potete immaginare la loor gioia nel fare i rascatiell’ o vedere come si macin la polvere du zafaran’? Basterebbe dunque l’impegno a portare qualcuno, a darene resoconto, poi il resto, vista l’accoglienza che viene in genere offerta, lo fara’ il passaparola. Certo e’ che una mano dovrebbero darla le autorita’ politiche, soprattutto per le infrastrutture, perche’ se poi arrivare a Fardella diventa un’odissea, come lo e’ stata per me sabato scorso arrivare da Roma, anche il turista piu’ motivato e interessato si scoraggia un po’. So che ho toccato un tasto delicato e che le questioni sono lunghe e complicate, e soprattutto piu’ ampie del livello locale, ma mi e’ sembrato doveroso e soprattutto realistico sottolinearlo, vista anche la presenza oggi dei rappresentanti della autorita’ della Regione Basilicata.

Proprio tornando al discorso di un contesto piu’ ampio, credo anche che vada sempre incoraggiato lo studio della stroia locale in parallelo con quella nazionale. Ho trovato molto interessanti i riferimenti e le citazioni relative ai moti antifrancesim alla Repubblica Napoletana, all’opera buffa, insomma, alla storia d’Italia che Italia ancora non era mentre nasceva il Casale di Fardella, ma che ra gia’ abitato da italiani, santi, poeti e navigatori, se leggo che …” sono state terre abitate da santim sono state dissodate da santi, sono state civilizzate da santi, sono state fatte belle da santi” come scrive Luigi Branco, trovo poesie di autori localo nelle pagine finali del libro, e leggo dei tanti emigranti che, navigatori per necessita’, e non per loro scelta, hanno solcato l’oceano alla ricerca di fortuna, di condizioni di vita migliori, ma con la loro terra sempre nel cuore. Nell’introduzion del libro si legge della mancanza di uno studio a tal proposito, e mi auguro che la mostra che si inaugura oggi sull’emigrazione ed il successo della precedente giornata di studio, possanon portare a pensare ad un approfondimento del tema in maniera piu’ ampia.
Vi ringrazio per la vostra attenzione e vi auguro buona lettura!!”
Intervento da me fatto alla presentazione del libro Tracce di storia, avvenuta a Fradella lo scorso 4 agosto 2008.

giovedì 7 agosto 2008

Non e' un paese per vecchi

Ho tante altre cose da raccontarvi ma il commento a questo film non puo’ essere mischiato con altre notizie....mi avevano detto che era un film molto violento: un eufemismo! Non e’ un film violento, e’ di piu’, e’ la brutalita’, il cinismo, il male raccontato in quel modo speciale che solo dei geni come i fratelli Coen sanno usare.
Una regia perfetta, Javier Bardem da Oscar (come e’ stato), tempi, dialoghi, inquadrature scelte con grande cura e maestria, un film assurdo come assurda e’ al violenza che racconta.
La cosa piu’ impressionante l’assenza di una colonna sonora, o almeno, ero talmente presa dalla suspense, che non l’ho sentita!! Una suspense che ti accompagna fino all’ultima scena del film, se sono saltata sulla sedia all’ultima scena, colta ancora, fino alla fine, dall’imprevisto e imprevedibile!
Non ci resta che aspettare il nuovo film che i fratelli Coen presenteranno a Venezia a settembre.
Elenusia