La Nicchia della Poesia (letta, piaciuta, condivisa!!)

Lascio a te queste impronte sulla terra
tenere dolci, che si possa dire:
qui è passata una gemma o una temoesta,
una donna che avida di dire
disse cose notturne e delicate,
una donna che non fu mau amata.
Qui passò forse una furiosa bestia
avida sete che dette tempesta
alla terra, a ogni clima, al firmamento,
ma qui passò soltanto il mio tormento
(Alda Merini)

sabato 26 marzo 2011

Tournée

Ci si può innamorare di un personaggio, della sua faccia di plastica ( e di quella dell'attore che l'interpreta), della suo assurda giacca doppiopetto e dei suoi sguardi pieni di sceneggiatura non scritta, tanto sapientemente inquadrati? Beh, non so se si può ma è quello che mi è successo ieri sera vedendo il film Tournèe, di e con Mathieu Almaric. Perchè penso che difficilmente una donna possa resistere ad un uomo così stropicciato, fallito ma senza consapevole rassegnazione, e con un mix di realismo e di illusione da renderlo tanto melanconicamente affascinante.Forse per la famosa sindrome dell"Io ti salverò" , ve lo concedo, ma va dato il merito all'attore e regista di aver saputo realizzare un film dove protagoniste sono le persone. Non il Burlesque, che è alla fine un pretesto, ma la storia di uomini e donne, questa compagnia di anime in tornèè, e sopratttutto, più che la loro storia, ciò che la storia personale di ognuno li ha resi quali sono nel presente.

Strampalati, professionali, allegri e tristi, insomma, esseri umani, che viaggiano indossando una maschera di ostenata allegria e frivolezza, dietro la quale nascondere sè stessi. Ma il tutto indagato senza "psicologismi" o "filosofismi", ma con tutta la forza dirompente dei sentimenti, che, quelli si, vengono messi a nudo splendidamente.
E non c'è bisogno di aggiungere nulla al premio per la regia vinto a Cannes...solo l'essenziale è messo a fuoco o compreso nell'inquadratura, volti, luoghi, persone, dettagli e primi piani da urlo...da standing ovation. Anche se Joachim forse ci chiederebbe di abbassare il volume, o di fare silenzio...lasciando a noi la possibilità di scegliere se comportarci da "perfetti e irreprensibili concierge", attori di un copione scritto da qualcun'altro, o spegnere la musica per sintonizzarci sulle frequenze della realtà.

lunedì 21 marzo 2011

Sorelle Mai

Ritorno a casa. Avete presente quella bella sensazione che si prova alla fine di un viaggio,quando, nonostante la bellezza dei posti visitati e delle esperienze vissute, c'è un momento quasi di sollievo nel mettere piede nella nostra piccola e sempre uguale casetta? Una sensazione che dura un secondo, e il giorno dopo si ha voglia di partire di nuovo, ma quel ritorno è essenziale per lanciarsi in una nuova avventura. Ancor più intesa è quella sensazione se il posto in cui si torna è un posto del cuore, della memoria, dell'infanzia. Un posto che ti vede crescere, come accade ad Elena nel film, un posto che ha i suoi rituali, le stesse persone, gli orari dei pasti, Il Trovatore in piazza e le chiacchiere con Gianni Schicchi. E le zie, l'odio-amore che c'è sempre tra un fratello e una sorella, e tutto quello che ruota intorno a questa casa del cuore, fidanzate, lavori, songi infranti, debiti, vendite e acquisti. Il tutto raccontato attraverso immagini che sono splendidamente e consapevolmente incerte, come gli animi che stanno inquadrando, intensi e stringenti primi piani, a cercare la rappresentazione dei sentimenti attraverso lo sguardo e la bravura degli attori (professionisti e non). Immagini da dipinto che giocano con i colori di una porta a vetri, creando cornici di volti inquieti, e quella luca speciale, ferma e afosa, che solo un pomeriggio d'estate può regalare. Fino al canto, struggente e malinconico, di un uomo in frack. Adieu, adieu, buonanotte...e la camera stringe su un cilindro che va...

venerdì 7 gennaio 2011

Chi ben comincia...anno nuovo, nuovi film!

Riusciranno i nostri eroi ad aggiornare il presente blog in tempo reale, senza far trascorrere i due mesi trascorsi dall'ultimo post? Ai "Post"eri (è il caso di dirlo!) l'ardua sentenza. L'anno cinematografico è iniziato il Primo gennaio con "In un mondo migliore". Un titolo beneaugurante per il nuovo anno, ma il film non mi ha convinto. Certo, importante il tema, anche ben fatto, ben girato, ma troppo buttato là nel finale, quasi che si volessere sbrigativamente concludere la sceneggiatura e il film. E soprattutto, con risvolti poco credibili, dopo aver assistito a tutto il film. Duro, intenso e ben girato per i 3/4, rovinato dall'epilogo.Peccato.
La Befana invece mi ha portato la visione di Hereafter, il nuovo film di Clint Eastwood.
Grande Clint. Come riuscire ad essere americani, a non fare niente per nasconderlo, ma non risultare banale, scontato, o troppo sentimentale.Manca forse un pò di ritmo, soprattutto nella prima metà, ma è un film davvero bello, che mi ha commosso fino allo stremo, ma è stato anche capace di farmi sorridere. Una regia pulita, attenta, semplice, che accompagna senza mai essere eccessiva. La bellezza e la semplicità dei sentimenti più profondi, che tutti conosciamo. Ma Clint ha il coraggio di esprimerli, e quello che rende belli i suoi film è la sincerità del cuore, la verità di quello che dice, sente, e del linguaggio sceglie per raccontarlo.