Ci si può innamorare di un personaggio, della sua faccia di plastica ( e di quella dell'attore che l'interpreta), della suo assurda giacca doppiopetto e dei suoi sguardi pieni di sceneggiatura non scritta, tanto sapientemente inquadrati? Beh, non so se si può ma è quello che mi è successo ieri sera vedendo il film Tournèe, di e con Mathieu Almaric. Perchè penso che difficilmente una donna possa resistere ad un uomo così stropicciato, fallito ma senza consapevole rassegnazione, e con un mix di realismo e di illusione da renderlo tanto melanconicamente affascinante.Forse per la famosa sindrome dell"Io ti salverò" , ve lo concedo, ma va dato il merito all'attore e regista di aver saputo realizzare un film dove protagoniste sono le persone. Non il Burlesque, che è alla fine un pretesto, ma la storia di uomini e donne, questa compagnia di anime in tornèè, e sopratttutto, più che la loro storia, ciò che la storia personale di ognuno li ha resi quali sono nel presente.
Strampalati, professionali, allegri e tristi, insomma, esseri umani, che viaggiano indossando una maschera di ostenata allegria e frivolezza, dietro la quale nascondere sè stessi. Ma il tutto indagato senza "psicologismi" o "filosofismi", ma con tutta la forza dirompente dei sentimenti, che, quelli si, vengono messi a nudo splendidamente.
E non c'è bisogno di aggiungere nulla al premio per la regia vinto a Cannes...solo l'essenziale è messo a fuoco o compreso nell'inquadratura, volti, luoghi, persone, dettagli e primi piani da urlo...da standing ovation. Anche se Joachim forse ci chiederebbe di abbassare il volume, o di fare silenzio...lasciando a noi la possibilità di scegliere se comportarci da "perfetti e irreprensibili concierge", attori di un copione scritto da qualcun'altro, o spegnere la musica per sintonizzarci sulle frequenze della realtà.
sabato 26 marzo 2011
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