Nessuno sa per certo come sia cominciata la Guerra di Isidora. Nessuno riesce nemmeno a ricordare chi attaccò per primo, o perchè, e neanche chi stava da una parte e chi dall'altra.In qualche modo, la guerra divenne uno stato mentale. Essere in guerra diventò semplicemente una parte di ciò che significava essere.
In questi anni terribili nacque un bambino. Un bambino che sarebbe doventato uomo, e sarebbe diventato il soldato che avrebbe riscoperto l'idea di pace che era stata smarrita per centinaia di anni.Fu molto semplice, in realtà. Il soldato si trovava in una nuova battaglia, così com'era stato in infinite battaglie prima di allora. Le armi sparavano. Lui rispondeva al fuoco.Puntava.Uccideva.Ricaricava.Era questo che significava essere vivo. Uccidere o essere ucciso. E a un tratto...fu così semplice. Il busto del ragazzo davanti a lui venne tranciato a metà da un sibilo invisibile nell'aria. Rivelò il sangue, ma anche - improvvisamente - l'idea. Il soldato lasciò cadere il fucile. Qualcosa si aprì dentro di lui. Qualcosa che, una volta aperto, non poteva più essere richiuso. L'idea.
Passarono i minuti, e l'idea sbocciò. Era così semplice da essere ridicola. La vita era una cosa. Miserabile. Paurosa. Primitiva. L'idea era l'esatto contrario.
Il soldato iniziò a correre. Corse e corse finchè non raggunse un'altra battaglia. Cercò di nascondersi, ma era troppo tardi. Il comandante non lo riconobbe, ma si strinse nelle spalle e gli consegnò un'arma, ordinandogli di combattere. Il soldato però gettò di nuovo a terra il fucile e riprese a correre.
E un bel giorno...Poteva essere passato un anno.Il soldato aveva abbandonato innumerevoli battaglie e aveva corso per innumerevoli miglia. Si rittrovò in un'altra trincea, accanto a un altro uomo. Come sempre, quando udì i primi spari gettò a terra il fucile. Con sua grande sorpresa l'uomo accanto a lui mostrò un'espressione che il soldato non aveva mai visto prima. Qualcosa di più complesso della semplice rabbia. Qualcosa di smarrito, di inorridito e di profondamente dispiaciuto.
Il soldato lo guardò negli occhi e non ebbe bisogno di dire nulla. Gli posò una mano sul petto e trasmise un istinto ben più fondamentale della guerra. La sua mano gli disse tutto quello che aveva bisogno di sapere. Gli disse come lui, il soldato, era diventato l'opposto di tutti gli altri.E come quell'uomo sarebbe diventato lo stesso. Un'idea folle. Così semplice e impossibile.
L'idea della pace.
Il brano che avete letto e' tratto da " Io non ricordo" di S.M.Block. L'ho trovato il modo migliore di augurare, anche in ritardo, Buon Natale, viste anche le notizie di questa sera da Israele,ed anche la miglior recensione che il libro possa fare a se stesso.
Elenaperlapace
sabato 27 dicembre 2008
domenica 7 dicembre 2008
Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
In occasione del 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo è stato organizzato un bellissimo concerto ai Musei Capitolini, e precisamente nell'esedra di Marco Aurelio. Io c'ero.
Non vi dico la suggestione del luogo, con le grandi pareti di vetro a lasciar scoperto e visibile l'esterno, il palazzo, gli alberi, il cielo, e le statue dell'interno, grandi, maestose, quasi spaventose nelle proiezioni delle loro ombre. Innestato su questo scenario il concerto eseguito dal maestro Miguel Angel Estrella, grande pianista argentino ma soprattutto grande uomo. Non e' un caso che il concerto vedesse la sua presenza, per la sua tragica storia personale di negazione dei diritti dell'Uomo, e per la sua continua battaglia per la realizzazione della pace e dei diritti nel mondo.
Mi ha travolto con la scelta dei brani, che ha spiegato a voce prima di esgeuirli, in un momento magico in cui pur parlando solo spagnolo era comprensibile a chiunque fosse in quella sala ( e non certo perche' lo spagnolo e' simile all'Italiano!) e che sono introdotti così nel programma:
"Musiche limpide, di metrica cristallina, semplice omaggio" riferendosi ai brani di Bach (che torna e ritorna alla miei orecchie nei modi piu' svariati, dal film Il silenzio prima di Bach visto al Farnese, all'intervista impossibile che Vinicio Capossela ha fatto a Bach impersonato dal pianista Ramin Bahrami), "Musiche di sogni, di ribellione, di amore e di morte....di pace,uan suite del romanticismo" riferendosi ai notturni di Faure', di Chopin, alle romanze di Mendelssohn che ha poi eseguito in un crescendo di emozioni.
Alla fine del concerto era come se mi svegliassi da un lungo sonno, ho dovuto quasi prendere coscienza di dove mi trovassi, talmente mi ero fatta trasportare dalle emozioni e dalle evoluzioni dei miei pensieri seguendo le sollecitazioni della musica, delle immagini che avevo davanti, delle senzazioni che avevo dentro e che aveva dentro Estrella, e che venivano tutte fuori nel momento in cui le sue dita pigiavano i tasti del pianoforte.
Un grande artista, un grande uom, una grande serata.
Elena
Non vi dico la suggestione del luogo, con le grandi pareti di vetro a lasciar scoperto e visibile l'esterno, il palazzo, gli alberi, il cielo, e le statue dell'interno, grandi, maestose, quasi spaventose nelle proiezioni delle loro ombre. Innestato su questo scenario il concerto eseguito dal maestro Miguel Angel Estrella, grande pianista argentino ma soprattutto grande uomo. Non e' un caso che il concerto vedesse la sua presenza, per la sua tragica storia personale di negazione dei diritti dell'Uomo, e per la sua continua battaglia per la realizzazione della pace e dei diritti nel mondo.
Mi ha travolto con la scelta dei brani, che ha spiegato a voce prima di esgeuirli, in un momento magico in cui pur parlando solo spagnolo era comprensibile a chiunque fosse in quella sala ( e non certo perche' lo spagnolo e' simile all'Italiano!) e che sono introdotti così nel programma:
"Musiche limpide, di metrica cristallina, semplice omaggio" riferendosi ai brani di Bach (che torna e ritorna alla miei orecchie nei modi piu' svariati, dal film Il silenzio prima di Bach visto al Farnese, all'intervista impossibile che Vinicio Capossela ha fatto a Bach impersonato dal pianista Ramin Bahrami), "Musiche di sogni, di ribellione, di amore e di morte....di pace,uan suite del romanticismo" riferendosi ai notturni di Faure', di Chopin, alle romanze di Mendelssohn che ha poi eseguito in un crescendo di emozioni.
Alla fine del concerto era come se mi svegliassi da un lungo sonno, ho dovuto quasi prendere coscienza di dove mi trovassi, talmente mi ero fatta trasportare dalle emozioni e dalle evoluzioni dei miei pensieri seguendo le sollecitazioni della musica, delle immagini che avevo davanti, delle senzazioni che avevo dentro e che aveva dentro Estrella, e che venivano tutte fuori nel momento in cui le sue dita pigiavano i tasti del pianoforte.
Un grande artista, un grande uom, una grande serata.
Elena
lunedì 1 dicembre 2008
Tempo d'Avvento
Avvento: aspettiamo la nascita di Gesu', se qualcuno riesce ancora a ricordare che questo e' il motivo per cui a Natale e' festa.
L'attesa e' una bella esperienza, e nonostante il risultato, e' forse la parte piu' bella delle nostre esperienze. Se il risultato e' positivo, quello che ricorderemo e' la trepidazione dell'attesa, che si ammantera' di un'aura positiva visto il risultato. Se la nostra attesa invece non ha buon esito, perderemo quella speranza, quella trepidazione, quella tensione,tutta positiva, che ci aveva accompagnato fino a quel momento, perche' abbiamo in mano la realta', magari triste, e non piu' passibile di essere sognata, agognata, immaginata.
Beh, niente male dopo quasi un mese di silenzio, non vi pare? Sono andata a riflettere nei meandri della caoticita' delle giornate, degli impegni che si accavallano, della rincorsa di se stessi, tanto che ho letto poco,rispetto ai miei ritmi, e corso tanto nelle giornate che ho trascorso, tra mille pratiche, il lavoro, burocrazia e...
Non ho quindi un libro da recensire (sono oltre la meta', ma aspetto a parlarvene), film si, perche' anche se meno di quanto avrei voluto (ho perso una retrospettiva di cinema francese al Farnese, imperdonabile! tanto che Fabio, il direttore del cinema, mi ha scritto chiedendo conto della mia assenza - in termini bonari, chiaro-).
Ho visto "Parigi", una commedia ben fatta, un film francese che sembra quasi italiano, con ritmo, la citta' come protagonista,tanto che ti viene voglia di tornare a visitarla, i sentimenti, senza eccessi, con rigore, ma senza pedanteria, l'ironia, le sane e belle risate per tante scene divertenti, prima fra tutti la seduta psicanaltica del professore, sua prima volta. Un film da rivedere a casa in quelle serate in cui si vuole stare comodi in qualcosa di caldo, bello, gia' conosciuto.
Ho visto Mamma mia, con tutta la sua travolgente spensieratezza, le musiche, i balli. Unica nota stonata: al cinema non si puo' ne' cantare ne' ballare, almeno non tra il pubblico in sala!! Sa noleggiare per quelle serate in cui ci si vuole scaricare cantanto e ballando, lasciandosi travolgere dalla musica. Meglio lasciar perdere il discorso sulla trama, intreccio narrativo etc...tutto fatto (e forzato) per dare un minimo senso alla canzone successiva!!
Ho visto The burning plain: intenso, profondo, scene di grande respiro con una bellissima fotografia, lo spessore psicologico dei dettagli, delle inquadrature, su un racconto fatto in modo direi concentrico, con storie che seguono il proprio solco, ma che trovano alla fine una composizione nel centro del cerchio che le racchiude. Il mondo o la propria vita visti da dietro una finestra, a fare da cornice, campi sterminati da disinfestare, visti in volo, o scogliere a picco su un marre burrascoso, quello dei sentimenti forti, dei sensi di colpa, della rabbia, del dolore che ti segna a fondo, ti lacera, ti brucia. Gli uccelli che si librano in volo, a stormi, solitari, arrostiti su un fuoco, uccisi da una fionda. Le ferite che guariscono, quelle che sanguinano, quelle che bruciano ma servono per ricordare. Da vedere.
Buon avvento a tutti!! Elena
L'attesa e' una bella esperienza, e nonostante il risultato, e' forse la parte piu' bella delle nostre esperienze. Se il risultato e' positivo, quello che ricorderemo e' la trepidazione dell'attesa, che si ammantera' di un'aura positiva visto il risultato. Se la nostra attesa invece non ha buon esito, perderemo quella speranza, quella trepidazione, quella tensione,tutta positiva, che ci aveva accompagnato fino a quel momento, perche' abbiamo in mano la realta', magari triste, e non piu' passibile di essere sognata, agognata, immaginata.
Beh, niente male dopo quasi un mese di silenzio, non vi pare? Sono andata a riflettere nei meandri della caoticita' delle giornate, degli impegni che si accavallano, della rincorsa di se stessi, tanto che ho letto poco,rispetto ai miei ritmi, e corso tanto nelle giornate che ho trascorso, tra mille pratiche, il lavoro, burocrazia e...
Non ho quindi un libro da recensire (sono oltre la meta', ma aspetto a parlarvene), film si, perche' anche se meno di quanto avrei voluto (ho perso una retrospettiva di cinema francese al Farnese, imperdonabile! tanto che Fabio, il direttore del cinema, mi ha scritto chiedendo conto della mia assenza - in termini bonari, chiaro-).
Ho visto "Parigi", una commedia ben fatta, un film francese che sembra quasi italiano, con ritmo, la citta' come protagonista,tanto che ti viene voglia di tornare a visitarla, i sentimenti, senza eccessi, con rigore, ma senza pedanteria, l'ironia, le sane e belle risate per tante scene divertenti, prima fra tutti la seduta psicanaltica del professore, sua prima volta. Un film da rivedere a casa in quelle serate in cui si vuole stare comodi in qualcosa di caldo, bello, gia' conosciuto.
Ho visto Mamma mia, con tutta la sua travolgente spensieratezza, le musiche, i balli. Unica nota stonata: al cinema non si puo' ne' cantare ne' ballare, almeno non tra il pubblico in sala!! Sa noleggiare per quelle serate in cui ci si vuole scaricare cantanto e ballando, lasciandosi travolgere dalla musica. Meglio lasciar perdere il discorso sulla trama, intreccio narrativo etc...tutto fatto (e forzato) per dare un minimo senso alla canzone successiva!!
Ho visto The burning plain: intenso, profondo, scene di grande respiro con una bellissima fotografia, lo spessore psicologico dei dettagli, delle inquadrature, su un racconto fatto in modo direi concentrico, con storie che seguono il proprio solco, ma che trovano alla fine una composizione nel centro del cerchio che le racchiude. Il mondo o la propria vita visti da dietro una finestra, a fare da cornice, campi sterminati da disinfestare, visti in volo, o scogliere a picco su un marre burrascoso, quello dei sentimenti forti, dei sensi di colpa, della rabbia, del dolore che ti segna a fondo, ti lacera, ti brucia. Gli uccelli che si librano in volo, a stormi, solitari, arrostiti su un fuoco, uccisi da una fionda. Le ferite che guariscono, quelle che sanguinano, quelle che bruciano ma servono per ricordare. Da vedere.
Buon avvento a tutti!! Elena
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