Festa del Cinema di Roma – 2007
Mi e’ stato chiesto un bilancio sulla Festa del Cinema. Non mi tiro indietro.
Non ho esperienza di festival, non so come siano organizzati gli altri, ma vi parlo di quello che ho potuto vivere io in quest’ultima settimana.
L’Auditorium Parco della Musica, oltre ad essere adatto come luogo fisico alla realizzazione della Festa, rappresenta anche lo spirito della stessa. Infatti, normalmente , e’ possibile andare all’Auditorium ad ascoltare un concerto di musica classica mentre nella sala accanto c’e’ un concerto rock o una lezione di storia.
Anche per la Festa, ognuno può scegliere il piano su cui viverlo:l’evento mondano, con il Red Carpet e le star americane da aspettare per una foto; le rassegne su autori ed attori del passato, che permettono, soprattutto ai giovani, di vedere su un grande schermo capolavori altrimenti introvabili;
i film in concorso e le Premiere, che consentono di vedere nuovi film ma con registi ed attori presenti in sala, disponibili per domande ed approfondimenti.
Avendo vissuto in prima persona quasi tutte le serate, posso dire che la realta’ trasmessa dai giornali non e’ veritiera, o , per essere indulgente, non e’ completa. Vengono mostrate solamente le folle in attesa di una foto, dando l’idea di un pubblico alla sola ricerca della mondanità. Avrei voluto che si parlasse di una sala quasi completamente piena per il film cinese e di tutte le domande interessanti che sono emerse alla fine della proiezione, dei giornalisti che moderavano la discussione con grande professionalità, di momenti impedibili come quelli in cui Battiato prendeva in giro Enrico Grezzi.
Oltre ai film, questa e’ stata la mia festa. Volevo l’autografo del giornalista che introduceva le proiezioni in Sala Sinopoli., e che poi ho scoperto essere il Direttore artistico del Festival, Giorgio Gosetti (ma mi sono vergognata di siturbarlo mentre faceva delle foto, credo con dei suoi familiari!). Ho quasi litigato con una spettatrice seduta al mio fianco, che si lamentava perche’ le proiezioni con le delegazioni presenti in sala non venivano programmate nelle prime ore della mattina per coloro che venivano da Milano (le prime proiezioni erano alle 0930, forse le voleva all’alba!)! Ho scambiato opinioni sui film con la ragazza che alla fine di “L’uomo privato” si e’ alzata sbuffando: “Che boiata!”. Ho incontrato quasi sempre le stesse persone nei posti vicino al mio, eravamo ormai una famiglia che si ritrova ogni sera, compreso un tizio con un naso rifatto che sembrava di plastica.Ho applaudito insieme agli altri del pubblico ogni volta che e’comparsa la sigla in cui si diceva che la Festa del Cinema era solidale con il popolo birmano.
Ho camminato dietro Marzullo sul Red Carpet, ho visto rubare le piantine di azalee dalla scultura floreale che rappresentava una pellicola cinematografica all’ingresso dell’Auditorium. Ho scritto le recensioni che vi ho mandato giornalmente, e gia’ solo per quest’ultimo risultato, il bilancio della Festa non puo’ che essere positivo. La Festa mi ha arricchito e spronato a scrivere, niente male!
Un grazie di cuore a Claudio che mi ha “costretto” a prendere il pacchetto 6x36 il secondo giorno di vendita dei biglietti,altrimenti non ne avremmo trovati di disponibili piu’ tardi, e che e’ stato mio compagno di viaggio per tutta la Festa.
lunedì 29 ottobre 2007
Dalla vostra inviata alla Festa del Cinema di Roma
Roma – 27 Ottobre 2007
Purtroppo tutte le cose belle finiscono,ed anche la mia settimana da critica cinematografica autoproclamatsi tale giunge al termine. Sabato sera ho assistito a due proiezioni, “L’abbuffata”, film italiano di Mimmo Calopresti, e “Juno”, il film americano che ha vinto il premio Marco Aurelio come miglior film.
La serata e’ stata davvero gradevole, perche’ ho assistito alla proiezione di due belle commedie, che mi hanno fatto ridere e sorridere.
Il film di Calopresti e’ stata davvero una sorpresa. Non scordero’ mai il commento disgustato di una collega che avevo convinto a venire con me a vedere il suo precedente lavoro, “La felicita’ non costa niente”. La rivedo ancora ripetere per strada, rivolta ipoteticamente al regista, piu’ o meno queste parole:” Per te la felicita’ non costera’ niente, a me costa anche il biglietto che ho pagato per il tuo film e che rimpiango!!”.
Il film e’ fresco, vivace, molto ironico e autoironico se il regista, che e’ anche uno degli attori, fa dire ad uno dei personaggi:”Il cinema di oggi non va perche’ c’e’ confusione, e’ un cinema in cui gli attori vogliono fare i registi, i registi gli attori, i costumisti i produttori e gli sceneggiatori i truccatori!!”
Le tematiche potrebbero sembrare un po’ scontate, perche’ e’ la storia di tre ragazzi di Diamante, che vorrebbero realizzare un film, si affidano ad un maestro come Abatantuono, regista in crisi rifugiatosi in Calabria da qualche anno, vanno a Roma a cercare un po’ ingenuamente il loro attore protagonista, e lo trovano fortuitamente in Depardieu. Ma il clima che si respira e’ quello di personaggi che vivono la loro inquietudine, i loro sogni, i loro problemi con quel tocco di ironia che permette loro di non prendersi troppo sul serio (e quando lo fanno solo oltremodo ridicoli), rendendo il film davvero gradevole.
Magnifica la grande scena corale dell’abbuffata, con gli stereotipi, mai tanto reali, delle mamme e nonne del sud che pensano in qualunque momento, bello a brutto, a far mangiare i loro congiunti e chiunque sia presente, superando allegramente il confine del ridicolo e quello di un sano e normale apporto calorico!! Un film da assaporare, che lascia il sorriso sulle labbra.
La definizione data dal programma della Festa diceva di “Juno” :commedia irriverente!
Non poteva esservi definzione piu’ calzante. E’ davvero difficile per me assistere ad un film e trovarmi a ridere di cuore insieme agli altri spettatori della sala, quelle sane risate di gusto, generate in questo caso, da dialoghi intelligenti, ironici, spiazzanti.
C’e’ un grande ritmo nel film, e scene in cui ti viene voglia di applaudire a scena aperta agli insulti che il personaggio di turno riversa, a ragione, sulla vittima di turno, una sorta di terapia collettiva di sfogo della rabbia!
Tutti i modelli americani sulla famiglia, il rapporto di coppia, l’amore nelle sue piu’ svariate declinazioni, sono analizzati con un’umorismo mai banale, ed il film riesce a regalare anche momenti di tenerezza e sorpresa, e perche’ no, a suscitare alcune riflessioni sulla societa’ odierna, sui giovani che fanno gli adulti, gli adulti che rimangono bambini, le famiglie ormai localizzate secondo una geografia creativa. Consiglio vivamente a tutti di vedere questo film, con qualche riserva per i papa’ di ragazze sedicenni!!
Roma – 27 Ottobre 2007
Purtroppo tutte le cose belle finiscono,ed anche la mia settimana da critica cinematografica autoproclamatsi tale giunge al termine. Sabato sera ho assistito a due proiezioni, “L’abbuffata”, film italiano di Mimmo Calopresti, e “Juno”, il film americano che ha vinto il premio Marco Aurelio come miglior film.
La serata e’ stata davvero gradevole, perche’ ho assistito alla proiezione di due belle commedie, che mi hanno fatto ridere e sorridere.
Il film di Calopresti e’ stata davvero una sorpresa. Non scordero’ mai il commento disgustato di una collega che avevo convinto a venire con me a vedere il suo precedente lavoro, “La felicita’ non costa niente”. La rivedo ancora ripetere per strada, rivolta ipoteticamente al regista, piu’ o meno queste parole:” Per te la felicita’ non costera’ niente, a me costa anche il biglietto che ho pagato per il tuo film e che rimpiango!!”.
Il film e’ fresco, vivace, molto ironico e autoironico se il regista, che e’ anche uno degli attori, fa dire ad uno dei personaggi:”Il cinema di oggi non va perche’ c’e’ confusione, e’ un cinema in cui gli attori vogliono fare i registi, i registi gli attori, i costumisti i produttori e gli sceneggiatori i truccatori!!”
Le tematiche potrebbero sembrare un po’ scontate, perche’ e’ la storia di tre ragazzi di Diamante, che vorrebbero realizzare un film, si affidano ad un maestro come Abatantuono, regista in crisi rifugiatosi in Calabria da qualche anno, vanno a Roma a cercare un po’ ingenuamente il loro attore protagonista, e lo trovano fortuitamente in Depardieu. Ma il clima che si respira e’ quello di personaggi che vivono la loro inquietudine, i loro sogni, i loro problemi con quel tocco di ironia che permette loro di non prendersi troppo sul serio (e quando lo fanno solo oltremodo ridicoli), rendendo il film davvero gradevole.
Magnifica la grande scena corale dell’abbuffata, con gli stereotipi, mai tanto reali, delle mamme e nonne del sud che pensano in qualunque momento, bello a brutto, a far mangiare i loro congiunti e chiunque sia presente, superando allegramente il confine del ridicolo e quello di un sano e normale apporto calorico!! Un film da assaporare, che lascia il sorriso sulle labbra.
La definizione data dal programma della Festa diceva di “Juno” :commedia irriverente!
Non poteva esservi definzione piu’ calzante. E’ davvero difficile per me assistere ad un film e trovarmi a ridere di cuore insieme agli altri spettatori della sala, quelle sane risate di gusto, generate in questo caso, da dialoghi intelligenti, ironici, spiazzanti.
C’e’ un grande ritmo nel film, e scene in cui ti viene voglia di applaudire a scena aperta agli insulti che il personaggio di turno riversa, a ragione, sulla vittima di turno, una sorta di terapia collettiva di sfogo della rabbia!
Tutti i modelli americani sulla famiglia, il rapporto di coppia, l’amore nelle sue piu’ svariate declinazioni, sono analizzati con un’umorismo mai banale, ed il film riesce a regalare anche momenti di tenerezza e sorpresa, e perche’ no, a suscitare alcune riflessioni sulla societa’ odierna, sui giovani che fanno gli adulti, gli adulti che rimangono bambini, le famiglie ormai localizzate secondo una geografia creativa. Consiglio vivamente a tutti di vedere questo film, con qualche riserva per i papa’ di ragazze sedicenni!!
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Dalla vostra inviata alla Festa del Cinema
Roma, 25 Ottobre
Quarto appuntamento con la Festa del Cinema, per un film americano, con regista irlandese, e cioe' il Terry George che noi conosciamo per "Hotel Rwanda" e la sceneggiatura di Nel nome del Padre.Il film e' molto drammatico, l'evento che da' inzio al film e' la morte di un bambino, investito da un pirata della strada che non si ferma dopo averlo ucciso.La storia e' poi tutta imperniata sulle due figure maschili del padre del bambino morto ed il pirata, che per una causalita' tutta americana, diventa il suo avvocato, oltre ad essere l'ex-marito dell'insegnante di musica del figlio morto (ad un certo punto pensavo che alla fine avrebbero scoperto di essere fratelli separati alla nascita!).Il regista e' riuscito a creare una certa suspence,il film non e' noioso, ha un certo ritmo, e la cosa interessante e' vedere le due facce di una stessarealta',la rabbia e la violenza che crescono nel padre in cerca di una giustizia fai da te, e il rimorso e la paura che attanagliano il pirata, facendolo altalenare tra il tenativo di costituirsi e il creare un castellodi bugie dietro cui difendersi.Terry George,rispondendo alla domanda sul perche' avesse scelto gli Stati Uniti come luogo di ambientazione, ha dato una chiave di letturainteressante, ponendo il padre del bambino come simbolo dell'America ferita dopo l'11 settembre, che ragisce con violenza alle ferite facendo guerra atutti quelli che, in qualche modo,individua come nemici.Posso dire che e' un film senza infamia e senza lode, con bravi attori, ben girato, ma non mi ha entusiasmato, e, dovendo fare una scelta al cinema, sipuo' anche perdere.
Stasera la vostra inviata osserva un giorno di riposo, ma tornero' lunedi' con le recensioni degli altri due film della mia Festa in programma per sabato.
Un saluto dalla vostra inviata Elena
Roma, 25 Ottobre
Quarto appuntamento con la Festa del Cinema, per un film americano, con regista irlandese, e cioe' il Terry George che noi conosciamo per "Hotel Rwanda" e la sceneggiatura di Nel nome del Padre.Il film e' molto drammatico, l'evento che da' inzio al film e' la morte di un bambino, investito da un pirata della strada che non si ferma dopo averlo ucciso.La storia e' poi tutta imperniata sulle due figure maschili del padre del bambino morto ed il pirata, che per una causalita' tutta americana, diventa il suo avvocato, oltre ad essere l'ex-marito dell'insegnante di musica del figlio morto (ad un certo punto pensavo che alla fine avrebbero scoperto di essere fratelli separati alla nascita!).Il regista e' riuscito a creare una certa suspence,il film non e' noioso, ha un certo ritmo, e la cosa interessante e' vedere le due facce di una stessarealta',la rabbia e la violenza che crescono nel padre in cerca di una giustizia fai da te, e il rimorso e la paura che attanagliano il pirata, facendolo altalenare tra il tenativo di costituirsi e il creare un castellodi bugie dietro cui difendersi.Terry George,rispondendo alla domanda sul perche' avesse scelto gli Stati Uniti come luogo di ambientazione, ha dato una chiave di letturainteressante, ponendo il padre del bambino come simbolo dell'America ferita dopo l'11 settembre, che ragisce con violenza alle ferite facendo guerra atutti quelli che, in qualche modo,individua come nemici.Posso dire che e' un film senza infamia e senza lode, con bravi attori, ben girato, ma non mi ha entusiasmato, e, dovendo fare una scelta al cinema, sipuo' anche perdere.
Stasera la vostra inviata osserva un giorno di riposo, ma tornero' lunedi' con le recensioni degli altri due film della mia Festa in programma per sabato.
Un saluto dalla vostra inviata Elena
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Dalla vostra inviata alla Festa del Cinema
Roma, 24 Ottobre
Terza giornata della mia personale Festa del Cinema, con un doppio appuntamento: il film cinese "Li Chun (And the spring comes)" e il film italiano “L'uomo private”.
Ero un po' spaventata, abituata come sono ai film doppiati, perche' il film era in lingua originale (cinese!!ndr), con sottotitoli in inglese e initaliano. Invece devo dire che l'ostacolo sottotitoli e' stato tranquillamente superato, ed ho potuto "gustare" questo meraviglioso film.
Il tema e' quello dei sogni, del tentativo di realizzarli e il racconto porta con se la riflessione su quando e se si debba smettere di inseguirli, se continuare a inseguirli ad ogni costo, e soprattutto I diversi modi in cui reagiscono le persone costrette ad ammettere il proprio fallimento, sia esso privato che professionale. Una sorta di ricerca della felicita', ma con toni ed esiti nettamente superiori della recente versione americana. Splendidi gli attori, bella lastoria,interessante il racconto,attraverso le vite dei protagonosti,della realta' cinese degli anni 80. Avevo quasi paura di scriverne, perche' sentivo la difficolta' di esprimere tutte le emozioni che la visione di questo film ha suscistato in me, e perche' anche le riflessioni a cui ho accennato sono un esito finale e personale dello spettatore attraverso le vite messe in scena, mai un manifesto dogmatico proposto dal regista, quindi il film va visto di persona.
Insomma, se non lo aveste ancora capito (e in questo caso dovrei davvero ridimensionare la stima che ho di voi che leggete), mi e' piaciuto tantissimo!!!!
Ultima nota (!),le arie di Puccini,che hanno dato al quadro quella pennellata che lo rende un capolavoro.
Dopo la visione del film cinese, travolta com'ero dalla sua belleza, ho pensato che forse l'atmosfera della Festa mi aveva contagiato a tal punto che avrei trovato bello qualunque film avessi visto.
Non c'e' voluto molto a ricredermi, sono bastati I primi 20 minuti del film di Emidio Greco,"L'uomo privato", per capire che mi trovavo davanti al primofilm della festa da stroncare.
Ho letto che il regista ha polemizzato sul fatto che il cinema italiano viene portato su e giu' nella scala degli apprezzamenti. Mi dispiace dirlo, ma se si dovesse giudicare il cinema italiano dal suo film, avremmo tutti i motivi per essere esterofili.Avete presente quel labile confine tra una oggetto di classe o di lusso, ed una ostentazione dello stesso, che proprio per il suo essere ostentato diviene ridicolamente kitsch? Il confine tra la scuola e il manierismo? Emidio Greco l'ha oltrepassato. Il suo tenativo di fare un film austero, raccontando il mondo ovattato di persone di elevata classe sociale,nellaTorino "bene",ed il trauma (occhio fisso, sguardo identico dall'inizio alla fine del film...si sara' accorto del trauma?) di un professore,in seguito ad un omicidio in cui si trova coinvolto suo malgardo, fallisce miseramente.
Non c'e' niente da salvare, dopo 20 minuti mi guardavo intorno, alla mezz'ora pregavo dentro di me perche' quella tortura finisse!! E dire che non mi spaventa nulla al cinema, ho visto i film piu' disparati,normalmente etichettati come "mattoni"!!Alla fine della proiezione, senza aver capito la tematica del film, se non forse la conferma della vacuita' della vita di chi possiede troppo denaro,ifischi hanno accompagnato l'uscita dei protagonisti e del regista presenti in sala, che contrariamente a quanto successo nelle proiezioni precedenti, erano saliti sul palco a raccogliere applausi e domande.
Ho letto anche commenti di giornalisti, preoccupati che i delicati ed intimisti film italiani potessero non reggere il confronto con i roboanti film provenienti dall'estero. Secondo me il punto e' un altro: io amo i film intimisti, ma penso che non e' sottraendosi al confronto che si possa renderli piu' belli o interessanti (nel caso in cui meritinoveramente!), e che non si possa sfruttare la chiave dell'intimismo per promuovere spazzatura. Sono due cose diverse, e, come nella vita, chi sceglie di fare un film intimista, deve sapere che il suo film non radunera' folle oceaniche, con tanto di gadgets in vendita. E' la classica questione: la quantita' o la qualita'?? Propongo una sana ricerca dell'equilibrio.
Oggi mi sono un po' dilungata, vi ringrazio se avete avuto il tempo e la pazienzda di leggere fin qui.
Un saluto dalla vostra inviata Elena
Roma, 24 Ottobre
Terza giornata della mia personale Festa del Cinema, con un doppio appuntamento: il film cinese "Li Chun (And the spring comes)" e il film italiano “L'uomo private”.
Ero un po' spaventata, abituata come sono ai film doppiati, perche' il film era in lingua originale (cinese!!ndr), con sottotitoli in inglese e initaliano. Invece devo dire che l'ostacolo sottotitoli e' stato tranquillamente superato, ed ho potuto "gustare" questo meraviglioso film.
Il tema e' quello dei sogni, del tentativo di realizzarli e il racconto porta con se la riflessione su quando e se si debba smettere di inseguirli, se continuare a inseguirli ad ogni costo, e soprattutto I diversi modi in cui reagiscono le persone costrette ad ammettere il proprio fallimento, sia esso privato che professionale. Una sorta di ricerca della felicita', ma con toni ed esiti nettamente superiori della recente versione americana. Splendidi gli attori, bella lastoria,interessante il racconto,attraverso le vite dei protagonosti,della realta' cinese degli anni 80. Avevo quasi paura di scriverne, perche' sentivo la difficolta' di esprimere tutte le emozioni che la visione di questo film ha suscistato in me, e perche' anche le riflessioni a cui ho accennato sono un esito finale e personale dello spettatore attraverso le vite messe in scena, mai un manifesto dogmatico proposto dal regista, quindi il film va visto di persona.
Insomma, se non lo aveste ancora capito (e in questo caso dovrei davvero ridimensionare la stima che ho di voi che leggete), mi e' piaciuto tantissimo!!!!
Ultima nota (!),le arie di Puccini,che hanno dato al quadro quella pennellata che lo rende un capolavoro.
Dopo la visione del film cinese, travolta com'ero dalla sua belleza, ho pensato che forse l'atmosfera della Festa mi aveva contagiato a tal punto che avrei trovato bello qualunque film avessi visto.
Non c'e' voluto molto a ricredermi, sono bastati I primi 20 minuti del film di Emidio Greco,"L'uomo privato", per capire che mi trovavo davanti al primofilm della festa da stroncare.
Ho letto che il regista ha polemizzato sul fatto che il cinema italiano viene portato su e giu' nella scala degli apprezzamenti. Mi dispiace dirlo, ma se si dovesse giudicare il cinema italiano dal suo film, avremmo tutti i motivi per essere esterofili.Avete presente quel labile confine tra una oggetto di classe o di lusso, ed una ostentazione dello stesso, che proprio per il suo essere ostentato diviene ridicolamente kitsch? Il confine tra la scuola e il manierismo? Emidio Greco l'ha oltrepassato. Il suo tenativo di fare un film austero, raccontando il mondo ovattato di persone di elevata classe sociale,nellaTorino "bene",ed il trauma (occhio fisso, sguardo identico dall'inizio alla fine del film...si sara' accorto del trauma?) di un professore,in seguito ad un omicidio in cui si trova coinvolto suo malgardo, fallisce miseramente.
Non c'e' niente da salvare, dopo 20 minuti mi guardavo intorno, alla mezz'ora pregavo dentro di me perche' quella tortura finisse!! E dire che non mi spaventa nulla al cinema, ho visto i film piu' disparati,normalmente etichettati come "mattoni"!!Alla fine della proiezione, senza aver capito la tematica del film, se non forse la conferma della vacuita' della vita di chi possiede troppo denaro,ifischi hanno accompagnato l'uscita dei protagonisti e del regista presenti in sala, che contrariamente a quanto successo nelle proiezioni precedenti, erano saliti sul palco a raccogliere applausi e domande.
Ho letto anche commenti di giornalisti, preoccupati che i delicati ed intimisti film italiani potessero non reggere il confronto con i roboanti film provenienti dall'estero. Secondo me il punto e' un altro: io amo i film intimisti, ma penso che non e' sottraendosi al confronto che si possa renderli piu' belli o interessanti (nel caso in cui meritinoveramente!), e che non si possa sfruttare la chiave dell'intimismo per promuovere spazzatura. Sono due cose diverse, e, come nella vita, chi sceglie di fare un film intimista, deve sapere che il suo film non radunera' folle oceaniche, con tanto di gadgets in vendita. E' la classica questione: la quantita' o la qualita'?? Propongo una sana ricerca dell'equilibrio.
Oggi mi sono un po' dilungata, vi ringrazio se avete avuto il tempo e la pazienzda di leggere fin qui.
Un saluto dalla vostra inviata Elena
Dalla vostra inviata alla Festa del Cinema
Roma, 23 Ottobre
La seconda serata della mia personalissima festa del cinema e' stata altrettanto interessante della prima, di cui vi ho raccontato in precedenza.Sono andata all'Auditorium convinta di dover vedere un film cinese, e invece quello di ieri sera era tedesco, mentre il cinese lo vedo stasera!!
Il film che ho visto s'intitola Liebesleben (titolo in inglese Love Life), della regista tedesca Maria Schrader.Il luogo in cui si svolge il film e' la citta di Gerusalemme, splendido scenario in questo caso, della storia di Ya'ra, la protagonista, alla ricerca di un titolo della sua tesi di dottorato ma anche del sensodella sua vita. Il film e' girato benissimo.
La scelta delle inquadrature, le tecniche di ripresa, gli attori splendidi,dei primi piani che parlano anche nel silenzio, i piccoli particolari come le scarpe dellaprotagonista:tutto contribuisce a creare un film che riesce ad appassionare pur lasciando allo spettatore la giusta distanza per godere del film come prodotto.Insomma, nonostante i sentimenti in gioco non ho pianto (e chi mi conosce sa che basta poco), ma non ho spostato lo sguardo dallo schermo neanche per unsecondo, e mentre guardavo il film avevo la consapevolezza del fatto che stavo guardando qualcosa di bello.
Il tema centrale, molto interessante,e' quello delle scelte, che non sono un atto singolo della persona che le compie, ma che alla fine coinvolgono quelli che ci circondano, loro malgrado, siano essi presenti nelmomento della scelta, o entrino successivamente nello svolgimento della vita di chi sceglie.Il diverso modo di affrontare o non affrontare le conseguenze delle scelte.
La verita' che alla fine viene a galla, e che, pur nel dolore che porta con se', e' l'unica cosa che aiuti a prendere consapevolezza di se e definitivamente in mano le redini della propria vita.
Il prossimo resoconto a domani, con ben due film!!
Un saluto dalla vostra inviata Elena
Roma, 23 Ottobre
La seconda serata della mia personalissima festa del cinema e' stata altrettanto interessante della prima, di cui vi ho raccontato in precedenza.Sono andata all'Auditorium convinta di dover vedere un film cinese, e invece quello di ieri sera era tedesco, mentre il cinese lo vedo stasera!!
Il film che ho visto s'intitola Liebesleben (titolo in inglese Love Life), della regista tedesca Maria Schrader.Il luogo in cui si svolge il film e' la citta di Gerusalemme, splendido scenario in questo caso, della storia di Ya'ra, la protagonista, alla ricerca di un titolo della sua tesi di dottorato ma anche del sensodella sua vita. Il film e' girato benissimo.
La scelta delle inquadrature, le tecniche di ripresa, gli attori splendidi,dei primi piani che parlano anche nel silenzio, i piccoli particolari come le scarpe dellaprotagonista:tutto contribuisce a creare un film che riesce ad appassionare pur lasciando allo spettatore la giusta distanza per godere del film come prodotto.Insomma, nonostante i sentimenti in gioco non ho pianto (e chi mi conosce sa che basta poco), ma non ho spostato lo sguardo dallo schermo neanche per unsecondo, e mentre guardavo il film avevo la consapevolezza del fatto che stavo guardando qualcosa di bello.
Il tema centrale, molto interessante,e' quello delle scelte, che non sono un atto singolo della persona che le compie, ma che alla fine coinvolgono quelli che ci circondano, loro malgrado, siano essi presenti nelmomento della scelta, o entrino successivamente nello svolgimento della vita di chi sceglie.Il diverso modo di affrontare o non affrontare le conseguenze delle scelte.
La verita' che alla fine viene a galla, e che, pur nel dolore che porta con se', e' l'unica cosa che aiuti a prendere consapevolezza di se e definitivamente in mano le redini della propria vita.
Il prossimo resoconto a domani, con ben due film!!
Un saluto dalla vostra inviata Elena
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Festa del Cinema 2007
Dalla vostra inviata alla Festa del Cinema
Roma - 22 Ottobre 2007
Ieri sera e'cominciata per me la Festa del Cinema, nel senso che ho assistito alla prima proiezione.Sono arrivata in anticipo rispetto all'orario della proiezione, e sono rimasta colpita dalla tranquillita' del luogo. E' vero che nel momento in cui sono arrivata non c'erano star sul tappeto rosso, ma in ogni caso ho visto un clima diverso da quello solito e stereotipato che ci raccontano i giornali.L'atmosfera e' davvero quella della Festa per gli spettatori, che girano in attesa della proiezioni tra stand in cui ti fanno i capelli a punti ristoro in cui danno gratis la Coca Light!! Il famoso Red Carpet era vuoto, ma per me era comunque bello essere li, sentirmi parte di una citta' in festa per il cinema. La proiezioni a cui ho assistito faceva parte della sezione Extra, con successivo colloquio con il regista. In questo caso il regista era Franco Battiato, ed il film si intitolava " Niente e' come sembra". Un film che e stato definito, nella discussione succesiva, un film Metafilmico....Devo dire che a me e' piaciuto, sicuramente sarebbe piaciuto a Don Paolo, visto che e' il racconto di unaconfronto tra credenti e non credenti su un piano filosofico, metafisico..... Non c'e' molta trama, c'e' un piano onirico, alcune scene sono girate con la telecama fissata all'attore, dando quel senso distraneita' che potete immaginare. Belissima la scelta delle musiche. Enrico Ghezzi, presente alla discussione, e' davvero un essere metafisico, mentre Battiato ha rivelato una grande ironia e verve comica. In sala anche gli attori, tutti bravissimi, Lucio Dalla, e tanti appassionati del musicista Battiato, come me.
Prima della proiezione del film, abbiamo visto un cortometraggio di Jodorowski, uno degli attori preferiti di Battiato. Un piccolo gioiello di teatro dell'assurdo, con una profonda riflessione dietro, anche se senza dialoghi e una musichetta da luna park d'epoca in sottofondo.
Ho fatto molte foto che potranno poi documentare visivamente quanto ditto circa il clima della Festa.
Il prossimo resoconto a domani.
Un saluto dalla vostra inviata, Elena
Roma - 22 Ottobre 2007
Ieri sera e'cominciata per me la Festa del Cinema, nel senso che ho assistito alla prima proiezione.Sono arrivata in anticipo rispetto all'orario della proiezione, e sono rimasta colpita dalla tranquillita' del luogo. E' vero che nel momento in cui sono arrivata non c'erano star sul tappeto rosso, ma in ogni caso ho visto un clima diverso da quello solito e stereotipato che ci raccontano i giornali.L'atmosfera e' davvero quella della Festa per gli spettatori, che girano in attesa della proiezioni tra stand in cui ti fanno i capelli a punti ristoro in cui danno gratis la Coca Light!! Il famoso Red Carpet era vuoto, ma per me era comunque bello essere li, sentirmi parte di una citta' in festa per il cinema. La proiezioni a cui ho assistito faceva parte della sezione Extra, con successivo colloquio con il regista. In questo caso il regista era Franco Battiato, ed il film si intitolava " Niente e' come sembra". Un film che e stato definito, nella discussione succesiva, un film Metafilmico....Devo dire che a me e' piaciuto, sicuramente sarebbe piaciuto a Don Paolo, visto che e' il racconto di unaconfronto tra credenti e non credenti su un piano filosofico, metafisico..... Non c'e' molta trama, c'e' un piano onirico, alcune scene sono girate con la telecama fissata all'attore, dando quel senso distraneita' che potete immaginare. Belissima la scelta delle musiche. Enrico Ghezzi, presente alla discussione, e' davvero un essere metafisico, mentre Battiato ha rivelato una grande ironia e verve comica. In sala anche gli attori, tutti bravissimi, Lucio Dalla, e tanti appassionati del musicista Battiato, come me.
Prima della proiezione del film, abbiamo visto un cortometraggio di Jodorowski, uno degli attori preferiti di Battiato. Un piccolo gioiello di teatro dell'assurdo, con una profonda riflessione dietro, anche se senza dialoghi e una musichetta da luna park d'epoca in sottofondo.
Ho fatto molte foto che potranno poi documentare visivamente quanto ditto circa il clima della Festa.
Il prossimo resoconto a domani.
Un saluto dalla vostra inviata, Elena
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venerdì 26 ottobre 2007
Benvenuto nel club!!
Nasce oggi sul web questo Blog del Club La Nicchia, di cui sono socia fondatrice insieme alla mia amica Maria Pia. Cos'e il club La Nicchia? Semplicemente una definizione che anni fa abbiamo attribuito alle nostre conoscenze in campo musicale.,no, non pensate a qualcosa di snob e sofisticato, e' che a volte ricordiamo e appreziamo cose di cui quasi nessuno sembra essere a conoscenza:piu' nicchia di cosi'!! La cosa si e' poi estesa ai nostri viaggi, alle nostre esperienze insieme, e allora, perche' no, anche ad un blog!! Un modo per condividere le nostre passioni!
A presto Elena
A presto Elena
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