Donne senza uomini, ovvero come le recensioni possano essere fuorvianti. Dopo la vittoria del Leone d'argento all'ultimo festival di Venezia avevo letto di questo film come un film pacifista, che in tandem con il Leone d'oro, cioe' Lebanon, portava avanti questo messaggio. Non voglio dire che non lo sia, ma non e' la tematica principale, e' come non averlo messo a fuoco. Il film e' innanzitutto un film surreale, che spesso lascia i sentieri della narrazione in senso stretto, e attraversa "boschi narrativi", tanto per fare una citazione dotta, dove le immagini sono cariche di significati che potremmo dire metafisici, scene, scenari, immagini che ci mandano in un altrove che altri non e' che l'interiorita' delle donne protagoniste, le quali hanno intrapreso, con esiti diversi,un cammino di liberazione interiore, un proprio personale "processo di pace", ma la pace dell'anima che trova (o almeno cerca) il proprio spazio nel mondo, nella vita del corpo che sta abitando.
Come vedete, anche da quanto scrivo, e' un film che ti costringe a volare alto, a pensare in termini che vanno oltre la pura realta' storica, seppure interessante, anche se non pienamente comprensibile ad uno spettatore che come me, non ha una conoscenza approfondita degli accadimenti di quel paese e di quel tempo.
Grande fotografia, una qualita' delle immagini eccezionale, un filtro verde a dare al film quel senso di morte che il colore verde al cinema ha assunto da Hitchcock in poi.
giovedì 3 dicembre 2009
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