La Nicchia della Poesia (letta, piaciuta, condivisa!!)

Lascio a te queste impronte sulla terra
tenere dolci, che si possa dire:
qui è passata una gemma o una temoesta,
una donna che avida di dire
disse cose notturne e delicate,
una donna che non fu mau amata.
Qui passò forse una furiosa bestia
avida sete che dette tempesta
alla terra, a ogni clima, al firmamento,
ma qui passò soltanto il mio tormento
(Alda Merini)

martedì 1 dicembre 2009

Superlavoro da Festival

Al mio racconto della serata di giovedi', in cui ho visto il film "Ultima fermata 174" nell'ambito del Brasile Cine Fest, mi e' stato detto che io partecipo a festival di paesi che neanche sanno di aver prodotto un festival! Non e' cosi', ovviamente, e' che sono molto curiosa e sono sicura che non avro' altre occasioni, se non nell'ambito di un festival dedicato, di vedere del cinema brasiliano, perche' difficilmente trova distribuzione nelle nostre sale. Percio', brasiliano, cinese, italiano, iraniano,danese, turco,africano, israeliano o palestinese,ben venga il cinema ben fatto, interessante, diverso. Il film in questione era davvero bello, girato benissimo, meritevole, come e' stato, di concorrere all'Oscar come film straniero insieme al nostro Gomorra. Anche perche', come molti interventi in sala hanno ricordato, come Gomorra, racconta quella parte di societa' che forse non ci piace vedere, ma che esiste, e che purtroppo si introduce violentemente nelle nostre giornate, nelle nostre vite, se siamo fortunati solo attraverso un film o delle cronache giornalistiche, se lo siamo meno perche' nati ad una certa latitudine ed in certe condizioni, nelle nostre vite, in quelle dei bambini, in un mondo in cui il futuro non esiste, ed il presente e' orribile. Duro, senza pieta' e pietismi, il film e' una foto di una realta', che non e' la sola, chiaro, ma che per quanto si voglia dire che c'e' altro, non puo' essere ignorata, perche' drammaticamente vera. Una realta' democratica, perche' la ritroviamo, con i dovuti distinguo, da noi in Italia, nella Bucarest raccontata dal film Parada', ma anche e purtroppo nella Bucarest reale, e  un po' dovunque  nel mondo, dove regna la disperazione,e si nasce e si sopravvive senza guida, senza amore, senza cibo, soldi, lavoro, futuro, prospettive.
Domenica sera e' stata la volta di Estomago, una coproduzione italo-brasiliana. Un film ironico, divertente a tratti, grottesco nel finale, con un protagonista che vive due storie parallele, di cui si ricostruira' il filo solo alla fine, ma comunque una illustrazione di come la scelta della propria filosofia di vita porti poi a delle conseguenze, alle condizioni che ci troviamo a vivere. Dunque siamo artefici del nostro destino??Vittime o Carnefici? Uomini o caporali? Tra una frittura e l'altra, un sassicaia d'annata, sesso e cibo, Raimundo Nonanto sceglie da quale parte della barricata stare,perche' in fondo la societa' che ritrova all'interno della prigione non e' poi cosi' diversa da quella che c'e' fuori. La differenza la fara' lui, perche' ha imparato la sua personalissima lezione. Unica notazione negativa: l'ho trovato un po' lento in alcuni punti.
Il superlavoro da Festival prosegue perche' questa sera ho assistito alla proiezione del film Women without men, nell'ambito del Tertio Millennio Film Festival, ma e' un film che va lasciato risposare, pertanto vi rimando al prossimo post. Sogni festivalieri Elenusia

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