Passione
Più che un film un modo musicale di raccontare se stessi, la ricerca della propria identità, delle proprie radici. Cosa che Turturro ha fatto con gran classe, con grandi professionisti, belle riprese, le bellisime canzoni napoletane, grande ironia nel prendere in giro se stesso (imperdibile guardarlo "ballare" con Fiorello sulle note di Caravanpetrol!) ed i clichè su Napoli. A volte usandoli anche. Ma sempre con gran classe. Unico neo la semisceneggiata napoletana interpretata da Ranieri sulle note di Malafemmina...una nota stonata in una bella esecuzione!E poi la grande umanità di Turturro, che è scoppiato in lacrime alla fine della proiezione. John, we love you!
L'amore buio
E' davvero così chiara la linea di demarcazione tra vittime e carnefici? In un gioco di ruoli, il film racconta due storie, due facce di una medaglia, le due facce della città, di una splendida Napoli, di due mondi, due classi sociali, l'amore, quello che c'è e quello che manca, quello violento e quello che fa male anche senza violenza, quello libero e quello imprigionato,sia tra le mura di un carcere che tra le mura di una casa. Un bel film, difficile, intenso, molto stile Capuano nella resa. Gurdandolo ho pensato: mi ricorda La guerra di Mario...e solo dopo ho realizzato che stavo parlando del precedente film dello stesso regista! Cameo di un Gifuni splendido come sempre.
Malavoglia
Belle idea quella di attualizzare ai giorni nostri la storia immortale dei Malavoglia, dei personaggi, icone di ogni epoca, che vivono,oggi come sempre, le loro tragiche esperienze, ma anche la gioia semplice dell'amore. Un cast di giovanissimi, interessanti, che rendono credibile la narrazione che su di loro poggia. Con un tocco di speranza in più rispetto al romanzo da cui parte, specialmente per l'esito della vicenda di alcuni dei personaggi, ad esempio Lia. Perfetto per le scuole, per cogliere almeno i principali nessi di quell'affresco incredibile che Verga ha scritto ma che difficilmente i ragazzi leggeranno!Ma bello da guardare anche per chi ha relegato quella storia nei cassetti della memoria.
Cirkus Columbia
Si può raccontare la guerra anche per sottrazione. Fermando la camera su quel momento, su quel limite tragico e invisibile che separa un'età dell'oro che non si sapeva di vivere da quella della tragedia che sta per scatenarsi. E tornare a quel momento significa fare memoria del punto di partenza, forse guardare anche a ciò che non si è voluto vedere o non si è fatto in tempo a fermare, e soprattutto raccontarlo a quelle generazioni che possono solo sentirlo come un C'era una volta. Una bella fiaba, come questo film, un film d'amore, che con il tocco leggero della commedia e dell'ironia ci fa volare sulla giostra dei sentimenti e dei ricordi dei protagonisti, senza dimenticare l'affannosa ricerca, per buona parte del fim, di Bonny. Uno splendido gatto nero portafortuna.
I baci mai dati
Devo dire che non riesco a resistere di fronte all'ironia. E in questo film si può dire che sia la principale protagnista. Nel suo modo sempre sopra le righe la Torre ci racconta una realtà targicomica, che però a ben guardare, nonostante le spontanee risate che suscita, lascia l'amaro in bocca ad un minimo di riflessione. Toccando magistralmente i sentimenti, ci racconta, con l'occhio impietoso dell'ironia, o meglio, scatta un'istantanea su un'Italia che esiste, che si arrangia, che sfrutta i sentimenti, che è vittima e carnefice di se stessa. Divertente, sorprendente,commovente.
Alla prossima puntata, baci cinefili Elena
venerdì 24 settembre 2010
martedì 21 settembre 2010
Seconda tornata - recensioni dalla Mostra del cinema
Barney's version
Premessa: non ho letto il libro, che mi dicono molto bello, e questo a volte è un vantaggio, perchè permette di giudicare il film per quello che è, a prescidendere al confronto con la sua fonte.
Beh, non accorgersi che due ore sono passate è già un grande risultato per un film, Barney's version e' emozionante senza essere sentimentalista, è divertente senza essere volgare, è un racconto, una bella storia, la storia di un uomo, ma soprattutto una storia d'amore. E' ben scritto, ben recitato, ben girato (forse senza particolari punte di originalità o personalità del regista), con quella ciliegina sulla torta che è Loenard Cohen e la sua interpretazione di I'm your man...strepitosa!! Paul Giamatti da Coppa Volpi....guardatelo e capirete come un uomo brutto riesca a far innamorare una donna, anzi, tutte le donne presenti in sala!
La solitudine dei numeri primi
Questo film ha avuto il grande handicap di essere tanto atteso, di basarsi su un libro tanto famoso, con tutti gli inevitabili rischi del caso. Ho letto il libro, che mi era piaciuto e devo dire che mi è piaciuto anche il film. Senza entusiasmi, questo si, ma il film è tecnicamente molto curato, molto studiato, ben fatto. Mi è piaciuta l'idea di stravolgere la cronologia narrativa, un pò per distanziarsi dal libro, un pò per dare un certo ritmo, un taglio narrativo proprio del film.Anche la virata horror, la musica dance, le luci psichedeliche, la musichetta inquietante con la vocina bambinesca rendono l'atmosfera dei personaggi, del loro mondo che, nel libro come nel film, è al di fuori di una realtà normale, è oltre le normali rappresentazioni del reale.
Manca per scelta, come affermato dal regista, l'ossesione per la matematica del protagonista maschile, ma secondo me allora andava preso il coraggio di discostarsene anche nel titolo. La frase sui numeri primi, inserita in una scena del film, risulta davvero come un'instrusione forzata,senza contesto, messa lì solo per giustificare il titolo e ricordare a chi non lo sapesse (solo un marziano) che il film è basato sul famoso e vendutissimo premio Strega del 2008.
Merita una menzione il cameo di Filippo Timi: un minuto, o forse anche meno sullo schermo, che vale tutto il film, se il resto non vi piacesse.Perfetto e inquietante come solo un clown sa essere, sembra un ruolo scritto su misura per lui.Da brividi, in tutti i sensi.
Noi credevamo
Non posso recensirlo perchè ne ho visto solo metà...non ho resistito, ma dovete considerare che durante la mostra si arriva a dei livelli di saturazione che cambiano le nostre percezioni. Sicuramente bello nelle immagini, molto curato, ho trovato il primo episodio un pò zoppicante perchè troppo incentrato sull recitazioni dei personaggi, che non mi hanno convinto.
Il secondo,splendidamente interpretato da Luigi Lo Cascio (non c'è da stupirsi), l'ho trovato troppo ridondante, a fronte di una unica unità di luogo, con le reiterazione troppo insistita e lunga dei temi.
Mi riservo di vederlo in sala per vedere e farmi un'idea del terzo e quarto episodio.
Attenberg
Di questo film è stato detto: un film svedese (o comunque nord-europeo) ambientato in Grecia., Forse per sottolineare la freddezza della rappresentazione, dei colori, che non ci aspettiamo in un film greco. Strano, con una protagonista bizzarra, che ci racconta il suo romanzo di formazione, ma in maniera un pò spiazzante. Le follie, i tabu' del sesso, della morte, della vita, tutto steso su un tavolo, senza infingimenti, anzi, steso sulla tela della rappresentazione filmica. Un pò a sorprenderci, un pò a irritarci, un pò per gioco, un pò per calcolo. Film da festival, non da sala, non per tutti, senza nmfamia e senza lode. Deliziosa la scelta della digressione del canto dal vivo, con la chitarra, della protagonista, a quello registrato come sottofondo di una scena di gioco del tennis, della canzone francese Tous le garcons et les filles.
Into paradiso
Commedia carina, che gioca con delicatezza su temi importanti, l'intergrazione, la malavita, la corruzione, però lo fa, almeno secondo me, in maniera un pò oleografica. Avete presente quando ci sono tutti gli elementi, tutti gli ingredienti, ma qualcosa nella torta finale non funziona? I personaggi sono un pò troppo macchiettistici, di poco oltre quella linea sottile che divide il capolavoro dal non perfettamente riuscito. Ingrana e migliora nella seconda metà, ma rimane sempre un pò troppo caricaturale. Ottime intenzioni, risultato non pienamente ottenuto.
Alla prossima puntata, baci cinefili Elena
Premessa: non ho letto il libro, che mi dicono molto bello, e questo a volte è un vantaggio, perchè permette di giudicare il film per quello che è, a prescidendere al confronto con la sua fonte.
Beh, non accorgersi che due ore sono passate è già un grande risultato per un film, Barney's version e' emozionante senza essere sentimentalista, è divertente senza essere volgare, è un racconto, una bella storia, la storia di un uomo, ma soprattutto una storia d'amore. E' ben scritto, ben recitato, ben girato (forse senza particolari punte di originalità o personalità del regista), con quella ciliegina sulla torta che è Loenard Cohen e la sua interpretazione di I'm your man...strepitosa!! Paul Giamatti da Coppa Volpi....guardatelo e capirete come un uomo brutto riesca a far innamorare una donna, anzi, tutte le donne presenti in sala!
La solitudine dei numeri primi
Questo film ha avuto il grande handicap di essere tanto atteso, di basarsi su un libro tanto famoso, con tutti gli inevitabili rischi del caso. Ho letto il libro, che mi era piaciuto e devo dire che mi è piaciuto anche il film. Senza entusiasmi, questo si, ma il film è tecnicamente molto curato, molto studiato, ben fatto. Mi è piaciuta l'idea di stravolgere la cronologia narrativa, un pò per distanziarsi dal libro, un pò per dare un certo ritmo, un taglio narrativo proprio del film.Anche la virata horror, la musica dance, le luci psichedeliche, la musichetta inquietante con la vocina bambinesca rendono l'atmosfera dei personaggi, del loro mondo che, nel libro come nel film, è al di fuori di una realtà normale, è oltre le normali rappresentazioni del reale.
Manca per scelta, come affermato dal regista, l'ossesione per la matematica del protagonista maschile, ma secondo me allora andava preso il coraggio di discostarsene anche nel titolo. La frase sui numeri primi, inserita in una scena del film, risulta davvero come un'instrusione forzata,senza contesto, messa lì solo per giustificare il titolo e ricordare a chi non lo sapesse (solo un marziano) che il film è basato sul famoso e vendutissimo premio Strega del 2008.
Merita una menzione il cameo di Filippo Timi: un minuto, o forse anche meno sullo schermo, che vale tutto il film, se il resto non vi piacesse.Perfetto e inquietante come solo un clown sa essere, sembra un ruolo scritto su misura per lui.Da brividi, in tutti i sensi.
Noi credevamo
Non posso recensirlo perchè ne ho visto solo metà...non ho resistito, ma dovete considerare che durante la mostra si arriva a dei livelli di saturazione che cambiano le nostre percezioni. Sicuramente bello nelle immagini, molto curato, ho trovato il primo episodio un pò zoppicante perchè troppo incentrato sull recitazioni dei personaggi, che non mi hanno convinto.
Il secondo,splendidamente interpretato da Luigi Lo Cascio (non c'è da stupirsi), l'ho trovato troppo ridondante, a fronte di una unica unità di luogo, con le reiterazione troppo insistita e lunga dei temi.
Mi riservo di vederlo in sala per vedere e farmi un'idea del terzo e quarto episodio.
Attenberg
Di questo film è stato detto: un film svedese (o comunque nord-europeo) ambientato in Grecia., Forse per sottolineare la freddezza della rappresentazione, dei colori, che non ci aspettiamo in un film greco. Strano, con una protagonista bizzarra, che ci racconta il suo romanzo di formazione, ma in maniera un pò spiazzante. Le follie, i tabu' del sesso, della morte, della vita, tutto steso su un tavolo, senza infingimenti, anzi, steso sulla tela della rappresentazione filmica. Un pò a sorprenderci, un pò a irritarci, un pò per gioco, un pò per calcolo. Film da festival, non da sala, non per tutti, senza nmfamia e senza lode. Deliziosa la scelta della digressione del canto dal vivo, con la chitarra, della protagonista, a quello registrato come sottofondo di una scena di gioco del tennis, della canzone francese Tous le garcons et les filles.
Into paradiso
Commedia carina, che gioca con delicatezza su temi importanti, l'intergrazione, la malavita, la corruzione, però lo fa, almeno secondo me, in maniera un pò oleografica. Avete presente quando ci sono tutti gli elementi, tutti gli ingredienti, ma qualcosa nella torta finale non funziona? I personaggi sono un pò troppo macchiettistici, di poco oltre quella linea sottile che divide il capolavoro dal non perfettamente riuscito. Ingrana e migliora nella seconda metà, ma rimane sempre un pò troppo caricaturale. Ottime intenzioni, risultato non pienamente ottenuto.
Alla prossima puntata, baci cinefili Elena
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Mostra Venezia 2010
domenica 19 settembre 2010
Prima tornata di recensioni dalla mostra di Venezia
Visto che il bottino dei film è piuttosto cospicuo (37), i tempi per le recensioni sono un pò rallentati. Facciamo a puntante, ecco la prima schiera.
Miral
Una grande delusione. Era un film che aspettavo con impazienza. Una bella storia vera, un libro della Jebral, la Palestina, il regista de Lo scafandro e la farfalla che tanto mi era piaciuto. Forse è anche un problema di aspettative, ma ero davvero frustrata alla fine della proiezione.
Innanzitutto la lingua in cui il film è girato; l'inglese. Attori non inglesi, che dovrebbero rappresentare dei Palestinesi, che recitano in un inglese stentato...praticamente la recitazione risulta orribile e rende davvero poco credibili tutti i protagonisti. Lascio il beneficio del dubbio che il film doppiato possa guadagnare da questo punto di vista.Mia cugina mi ha fatto notare che probabilmente è una scelta di diffusione, per far si che il film possa essere maggiormente diffuso, pur di far passare il messaggio.
Poi la storia, le storie: molto belle, intense, ma proprio per questo meritavano di essere affrontate in maniera più compiuta. Il tributo a Hindi Husseini la fa sembrare si una donna che lotta e vince al di là di ogni muro e divisione, ma senza raccontarla veramente, lasciando pensare che come per magia fosse circondata da un alone di intoccabilità acquisita grazie a ...qualcosa che non sappiamo e non viene detto.
E poi i dialoghi..lui e lei, fidanzati da tempo, insieme nelle lotte e sommosse, che si incontrano di notte di nascosto e...lui fa a lei una spiegazione dettagliata sulla storia della vicenda palestinese, e dei motivi per cui si debba lasciare una lotta più violenta e diventare moderati, come se lei fosse appena precipitata lì da un altro pianeta...sta raccontando il tutto a noi, chiaro, ma è troppo didascalico e improbabile, come la realizzazione di questo film.
La passione
Strepitoso, è il commento che ho gridato uscita dal cinema. Perchè è così difficile far ridere, fare delle commedie ben fatte, in cui si rida ma si trovi anche lo spazio per commuoversi. Questo è quello che mi è successo vedendolo, ho pianto prima per le troppe risate e poi di commozione.
Inoltre il film è una specie di caccia al tesoro per cinemaniaci che potranno cercare di indovinare le citazioni disseminate lungo il film, ma che non è indispensabile capire per poterne godere. E poi che dire: il mitico Battiston è da applausi a scena aperta, Orlando è bravissimo come sempre e c'è un imperdibile Corrado Guzzanti in versione Piton di Harry Potter (questa è una mia interpretazione, non so se fosse voluta) che in senso letterale "fa il bello e il cattivo tempo!".
Secondo me anche un modo ironico di prendere un pò in giro il mondo del cinema, dei registi, dei divi e delle divette...e davanti all'ironia non so davvero resistere!!Da rivedere!
Black Swan
Emozionante, travolgente, inquietante. E la musica di Tchaikovskj, le spalle di Vincent Cassel, le nevrosi e le ossesioni splendidamente interpretate dalla Portman. Un film che mi è piaciuto molto, che riesce a rendere l'ossessione, un mondo intenso, un dramma tutto interiore, quello che oggi si ama definire "un thriller psicologico". E far uscire una spettatrice da un thriller psicologico proiettato alle 0830 del mattino con un senso di soddisfazione e il sorriso sul volto è un grande risultato per qualsiasi film! Misteriosa e avvicente ricerca della propria indentità:cigno nero o cigno bianco?
Silent souls (mio personalissimo Leone d'oro!)
Un viaggio, il viaggio. Un popolo, le sue tradizioni, l'amore, la morte.Un viaggio poetico sull'esistenza, attraverso delle splendide immagini che raccontano l'amore, quello di un padre e di un figlio, di un uomo per la sua donna, di un altro uomo per i suoi uccellini in gabbia.
Perchè il popolo in questione non crede negli dei, ma solo nell'amore dell'uno nei confronti dell'altro. E alla fine non rimane che l'amore. E l'acqua scorre su tutto, e chi annega è semplicemente e dolcemente sopraffatto dalle gioie e dai tormenti.
La pecora nera
Triste ed amaro come tutte le fiabe, che ti avvolgono nelle loro trame, facendoti perdere la cognizione del reale. E anche nel racconto delle cose brutte e difficili, proprio come nelle fiabe, ci si illude che poi arrivi il principe azzurro, che vinca l'amore, che trionfi il bene. E quando il castello di sabbia crolla, e ci si rende conto che la fiaba non è tale, la verità e la realtà sbattute davanti ai nostri occhi non possono non lasciare un grande vuoto in noi e il senso di colpa per essere caduti, ancora una volta, nella trappola dell'illusione che tutto, oltre il limite del nostro naso, vada bene solamente perchè è al di là del nostro naso e fondamentalmente, non abbiamo voglia e forza per guardalo. Tragicamente bello. Intenso. Da vedere assolutamente.
20 Sigarette
E' possibile che un regista racconti la propria tragica storia personale, che tutto il pubblico già conosce, e riesca, nonostante questo, a farlo senza un'ombra di retorica e riuscendo anche a sorprendere lo spettatore? la risposta è positiva. 20 sigarette è un film in due tempi, con un ritmo incalzante, moderno, originale, anche divertente nella prima parte, come il suo protagonista, che poi ha una battuta d'arresto, quando succede quello che tutti sanno. E i tempi cambiano, il racconto si dilata, e con esso i sentimenti che i personaggi portano sullo schermo.
Mai banale, mai retorico, mai scontato, Bello, originale, emozionante, uno dei più bei film di tutta la mostra.
Alla prossima puntata, baci cinefili , Elena
Miral
Una grande delusione. Era un film che aspettavo con impazienza. Una bella storia vera, un libro della Jebral, la Palestina, il regista de Lo scafandro e la farfalla che tanto mi era piaciuto. Forse è anche un problema di aspettative, ma ero davvero frustrata alla fine della proiezione.
Innanzitutto la lingua in cui il film è girato; l'inglese. Attori non inglesi, che dovrebbero rappresentare dei Palestinesi, che recitano in un inglese stentato...praticamente la recitazione risulta orribile e rende davvero poco credibili tutti i protagonisti. Lascio il beneficio del dubbio che il film doppiato possa guadagnare da questo punto di vista.Mia cugina mi ha fatto notare che probabilmente è una scelta di diffusione, per far si che il film possa essere maggiormente diffuso, pur di far passare il messaggio.
Poi la storia, le storie: molto belle, intense, ma proprio per questo meritavano di essere affrontate in maniera più compiuta. Il tributo a Hindi Husseini la fa sembrare si una donna che lotta e vince al di là di ogni muro e divisione, ma senza raccontarla veramente, lasciando pensare che come per magia fosse circondata da un alone di intoccabilità acquisita grazie a ...qualcosa che non sappiamo e non viene detto.
E poi i dialoghi..lui e lei, fidanzati da tempo, insieme nelle lotte e sommosse, che si incontrano di notte di nascosto e...lui fa a lei una spiegazione dettagliata sulla storia della vicenda palestinese, e dei motivi per cui si debba lasciare una lotta più violenta e diventare moderati, come se lei fosse appena precipitata lì da un altro pianeta...sta raccontando il tutto a noi, chiaro, ma è troppo didascalico e improbabile, come la realizzazione di questo film.
La passione
Strepitoso, è il commento che ho gridato uscita dal cinema. Perchè è così difficile far ridere, fare delle commedie ben fatte, in cui si rida ma si trovi anche lo spazio per commuoversi. Questo è quello che mi è successo vedendolo, ho pianto prima per le troppe risate e poi di commozione.
Inoltre il film è una specie di caccia al tesoro per cinemaniaci che potranno cercare di indovinare le citazioni disseminate lungo il film, ma che non è indispensabile capire per poterne godere. E poi che dire: il mitico Battiston è da applausi a scena aperta, Orlando è bravissimo come sempre e c'è un imperdibile Corrado Guzzanti in versione Piton di Harry Potter (questa è una mia interpretazione, non so se fosse voluta) che in senso letterale "fa il bello e il cattivo tempo!".
Secondo me anche un modo ironico di prendere un pò in giro il mondo del cinema, dei registi, dei divi e delle divette...e davanti all'ironia non so davvero resistere!!Da rivedere!
Black Swan
Emozionante, travolgente, inquietante. E la musica di Tchaikovskj, le spalle di Vincent Cassel, le nevrosi e le ossesioni splendidamente interpretate dalla Portman. Un film che mi è piaciuto molto, che riesce a rendere l'ossessione, un mondo intenso, un dramma tutto interiore, quello che oggi si ama definire "un thriller psicologico". E far uscire una spettatrice da un thriller psicologico proiettato alle 0830 del mattino con un senso di soddisfazione e il sorriso sul volto è un grande risultato per qualsiasi film! Misteriosa e avvicente ricerca della propria indentità:cigno nero o cigno bianco?
Silent souls (mio personalissimo Leone d'oro!)
Un viaggio, il viaggio. Un popolo, le sue tradizioni, l'amore, la morte.Un viaggio poetico sull'esistenza, attraverso delle splendide immagini che raccontano l'amore, quello di un padre e di un figlio, di un uomo per la sua donna, di un altro uomo per i suoi uccellini in gabbia.
Perchè il popolo in questione non crede negli dei, ma solo nell'amore dell'uno nei confronti dell'altro. E alla fine non rimane che l'amore. E l'acqua scorre su tutto, e chi annega è semplicemente e dolcemente sopraffatto dalle gioie e dai tormenti.
La pecora nera
Triste ed amaro come tutte le fiabe, che ti avvolgono nelle loro trame, facendoti perdere la cognizione del reale. E anche nel racconto delle cose brutte e difficili, proprio come nelle fiabe, ci si illude che poi arrivi il principe azzurro, che vinca l'amore, che trionfi il bene. E quando il castello di sabbia crolla, e ci si rende conto che la fiaba non è tale, la verità e la realtà sbattute davanti ai nostri occhi non possono non lasciare un grande vuoto in noi e il senso di colpa per essere caduti, ancora una volta, nella trappola dell'illusione che tutto, oltre il limite del nostro naso, vada bene solamente perchè è al di là del nostro naso e fondamentalmente, non abbiamo voglia e forza per guardalo. Tragicamente bello. Intenso. Da vedere assolutamente.
20 Sigarette
E' possibile che un regista racconti la propria tragica storia personale, che tutto il pubblico già conosce, e riesca, nonostante questo, a farlo senza un'ombra di retorica e riuscendo anche a sorprendere lo spettatore? la risposta è positiva. 20 sigarette è un film in due tempi, con un ritmo incalzante, moderno, originale, anche divertente nella prima parte, come il suo protagonista, che poi ha una battuta d'arresto, quando succede quello che tutti sanno. E i tempi cambiano, il racconto si dilata, e con esso i sentimenti che i personaggi portano sullo schermo.
Mai banale, mai retorico, mai scontato, Bello, originale, emozionante, uno dei più bei film di tutta la mostra.
Alla prossima puntata, baci cinefili , Elena
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Mostra Venezia 2010
lunedì 13 settembre 2010
Riflessioni alla fine della Mostra del Cinema di Venezia
E' appena scoccata la mezzanotte, e siamo passati da sabato 11 a domenica 12 settembre 2010. Un dettaglio insignificante, o meglio, banale, di routine, qualcosa che accade ogni notte, quando un giorno si è appena concluso e un altro sta per iniziare, per dirla con Marzullo. In questo caso, quella che è finita, segnata da questo passaggio di data, è la mia prima esperienza alla Mostra del Cinema di Venezia. La 67ma, per essere precisi. Oggi tutti quelli che ho incontrato mi hanno chiesto di dire loro cosa porto via di quanto ho vissuto negli ultimi 11 giorni...potrei dire 37 film (che è il bottino incassato,includendo documentari, ma senza contare i corti), potrei parlare dei ripetuti incontri con il mio mitico Battiston (autografo e foto rendono testimonianza in merito), della mia conversazione con Mazzacurati alla festa all'Excelsior prima del suo Red Carpet, all'autografo ottenuto da John Turturro, del piccolo filmato che ho fatto a Tarantino etc etc etc...Ma la verità è che la cosa più bella, banalmente, forse, ma sinceramente, è stata la possibilità di incontro con le persone;quelle della sicurezza,tra cui devo citare Bruno, uno dei responsabili della Sala Grande, che dà 10 punti a Clooney in bellezza e gestisce orde di gente isterica con la calma e la classe di un Cary Grant d'annata, e i ragazzi all'ingresso della Sala Darsena, l'inserviente del bar vicino la biglietteria che appena mi vedeva, ancora prima che ordinassi, mi regalava il suo sorriso e una manciata di cioccolatini; i commessi dei piccoli negozi che mi scambiavano per una straniera (la tabaccaia mi ha definito "una bella inglese"), le ragazze dell'industry office con cui ho fatto amicizia e che mi hanno aiutato nella ricerca di informazioni; il responsabile della biglietteria, che il primo giorno mi ha spiegato tutto il funzionamento dei biglietti e dei luoghi e che quando mi ha incontrato nel pomeriggio mi ha chiesto se avessi preso confidenza con ogni cosa, e quello dell'ingresso in Sala Darsena che ha cenato con me e Filomena, seduti sui cubi del bar; lo stesso Battiston, che mi ha commosso quasi fino alle lacrime quando mi ha detto che la sua Coppa Volpi, il miglior riconoscimento che possa avere, è l'affetto che io e gli altri intorno a lui gli stavamo testimoniando in quel momento, dopo il film Notizie degli scavi; Mazzacurati, che dopo i miei sinceri commenti sul suo film, mi ha detto: "Dammi del tu"; Giovanni, che cantava seduto vicino a me le canzoni di Elio e le storie tese, e che vive a Londra ma scrive per una rivista australiana, e con il quale poi ci siamo sistematicamente incontrati tutte le sere; Lino, che ho abbracciato con piacere dopo avere visto il film in cui recita, bravo come sempre, anche se gli ho dteto francamente che il film non mi piaceva; Eitan, con i suoi progetti, i suoi film, i suoi mille incontri e l'entusiasmo contagioso dei 20 anni, compagno di cene di 15 minuti nel punto ristoro, Maria Letizia, che mi ha chisto informazioni il primo giorno e con cui abbiamo scoperto Antonella amica in comune a Roma; Antonella, appunto, che è venuta per il fine settimana: Roberto ed Helen, due giornalisti di base a Milano, con i quali faremo grandi progetti a livello europeo;Il giovane giornalista di Francoforte a cui ho chiesto parere su di un film che non avevo visto e che poi ho incotrato più volte; e poi Edward, che mi ha presentato Sandra, che mi ha regalato il suo libro sul cinema australiano e che mi ha presentato un altro amico; Lucas, Fatima, Emilie, Stephanie, di Europa Cinemas, Giorgio Gosetti e lo splendido modo che ha di introdurre i film dei Venice Days, Giuseppe di Bergamo e Caterina, con cui ho condiviso belle chiacchiere a cena in riva al mare;Peter, che era rinchiuso a San Servolo, per un seminario, e mi ha detto che si sentiva ad Alcatraz ; e poi Eugenia e Nicoletta, conosciute alle proiezioni, con le quali facevamo gite all'Excelsior per andare in bagno o passeggiare sulla spiaggia, e che ho scoperto essere amiche di Giuliana, l'esercente di Treviso che ha fatto il seminario a Bologna con me, e che ho incontrato questa mattina per una passeggiata a Venezia; e Cirri, che incontrato alla conferenza stampa di Martone, mi ha invitato a parlare della mia esperienza alla trasmissione radiofonica Caterpillar; tutti quelli che mi hanno inviato i loro sms di sostegno dalla capitale e non solo; e per concludere Muller, con cui mi sono trovata a scendere le scale dopo l'ultima proiezione di ieri sera e al quale ho rivolto i miei ringraziamenti. Perchè, con più o meno glamour, più o meno Vip, più film italiani e meno stranieri, i lavori in corso, e tutto quello che potete leggere sui giornali su questa mostra, per me rimane un'esperienza bellissima, piena di umanità, che mi ha arricchito e ha reso indimenticabili queste mie vacanze estive 2010.
Last but not least, Fabio,Alberto e Nicoletta. I tre moschettieri senza i quali tutto questo non sarebbe stato proprio possibile.Grazie!
Last but not least, Fabio,Alberto e Nicoletta. I tre moschettieri senza i quali tutto questo non sarebbe stato proprio possibile.Grazie!
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